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Smentire
persone

La mia timidezza

pregiudizi


Cape Town 34

Narcisismo presuntuoso e patetico generalizzato dovuto al culto della coscienza e dell'Io

jokes.com

ironia socratica
per non demotivare l'interlocutore e per fare in modo che egli senza imposizioni si convinca, finge di non sapere quale sarà la conclusione del dialogo, accetta le tesi dell'interlocutore e le prende in considerazione, portandola poi ai limiti dell'assurdo in modo che l'interlocutore stesso si renda conto che la propria tesi non è corretta.

agoravox.it

sueddeutsche.de

Chega
abbastanza


Brassaï (Gyula Halász) 37

Quello stesso giorno Giosuè attaccò la città di Makkedà...
Quello stesso giorno Giosuè attaccò la città di Makkedà e la conquistò. Sterminò tutti gli abitanti e non risparmiò nessuno. Trattò il re di Makkedà come il re di Gerico. Da Makkedà Giosuè e gli Israeliti si diressero verso la città di Libna e l'attaccarono. Il Signore diede a Israele la vittoria su Libna e il suo re. Gli Israeliti uccisero tutti gli abitanti senza risparmiare nessuno. Giosuè trattò il re di Libna come il re di Gerico. Da Libna Giosuè e gli Israeliti si diressero verso la città di Lachis. L'assediarono e l’attaccarono. Il Signore diede a Israele la vittoria e gli Israeliti conquistarono Lachis il secondo giorno di assedio. Uccisero tutti. Trattarono Lachis come Libna. Oram, il re di Ghezer, era accorso in aiuto di Lachis. Ma Giosuè sconfisse il suo esercito e uccise tutti i suoi soldati; non risparmiò nessuno. Da Lachis Giosuè e gli Israeliti si diressero verso la città di Eglon. L'assediarono e l’attaccarono. Conquistarono la città prima di sera. Sterminarono tutti. Trattarono Eglon come Lachis. Da Eglon Giosuè e gli Israeliti si diressero verso la città di Ebron. L'attaccarono e la conquistarono. Uccisero il re e tutti gli abitanti. Distrussero anche i villaggi dei dintorni. Non risparmiarono nessuno. Trattarono Ebron come Eglon: la destinarono allo sterminio. Poi Giosuè e gli Israeliti cambiarono direzione; andarono alla città di Debìr e l'attaccarono. La conquistarono con i villaggi dei dintorni. Sterminarono il re e tutti gli abitanti senza risparmiare nessuno. Trattarono Debìr come Ebron e Libna e i loro re. Così Giosuè conquistò l'intera regione: la montagna e la pianura, le colline e il deserto del sud. Uccise tutti i re senza risparmiare nessuno e sterminò tutti gli esseri viventi, come aveva ordinato il Signore, Dio d'Israele. Conquistò tutto il territorio da Kades-Barnea a sud, fino a Gaza sul Mediterraneo; da Gosen a Gàbaon, al nord. Giosuè sconfisse tutti quei re e conquistò il loro territorio in una sola volta, perché il Signore, Dio d'Israele, combatteva per gli Israeliti. Poi Giosuè tornò con tutto il popolo d'Israele nell’accampamento di Gàlgala.
– Giosuè 10,28-43


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geisteswissenschaften (kulturwissenschaften)


G. H. Mead (Stanford Encyclopedia of Philosophy)

Funzione giustificatrice della filosofia
Una volta appurato che la realtà è ragione, e che tutto ciò che avviene è razionale, si tratta di stabilire qual è il compito della filosofia. Hegel lo riscontra nel semplice prendere atto della realtà quale essa è. La filosofia non deve prefiggersi di trasformare la realtà, come dirà Marx. La filosofia, essendo la più alta e compiuta manifestazione dell'Assoluto, non può essere presente in ogni stadio del pensiero umano, ma solo alla fine del percorso, quando la realtà è già compiuta e non vi è più nulla da trasformare. Ecco dunque che la filosofia altro non deve se non giustificare.




Ad ogni modo, anche se si ammette l'esistenza dell'accidentale nella natura e nella storia, la trama essenziale del mondo, gli aspetti che con­tano nell'universo, restano, per Hegel, razionali e necessari. E se il reale è razionale, per Hegel la filosofia deve sostanzialmente accettare la realtà presente, senza contrapporre ad essa degli ideali alternativi (poiché la realtà, sostanzialmente, è già come deve essere). Compito della filosofia è prendere atto della realtà storica e giustificarla con la ragione.




In par­ticolare, la filosofia del diritto deve mostrare la razionalità, e cioè la positività, dell'epoca attuale e delle sue istituzioni politiche, per esempio dello Stato. Hegel afferma che «la filosofia è il proprio tempo appreso con il pensiero». La filosofia non può superare la propria età, non può prevedere il futuro; non dev'essere promotrice di progresso, non deve annunciare nuove epoche. La filosofia cerca, invece, di comprendere il presente, e di dimostrarne, con la riflessione, l'intrinseca necessità.




La filosofia non ha il compito di trasformare la società, di determinarla o guidarla, ma di spiegarla. La filosofia, però, può spiegare la realtà solo al termine del suo processo di realizzazione. Infatti, un periodo storico può essere pienamente compreso solo al termine del suo sviluppo, quando ha espresso tutte le sue potenzialità.




Hegel sostiene che la filosofia è simile alla Nottola di Minerva (una specie di civetta, uccello sacro alla dea Minerva, la quale nasce dal cervello di Giove e rappresenta la sapienza) che inizia il suo volo solo al crepuscolo, quando il sole è già tramontato. Hegel, con questa metafora, vuole dire che la filosofia sorge quando una civiltà ha ormai compiuto il suo processo di formazione e si avvia al suo declino. Così, al tramonto degli stati ionici nell'Asia Minore sor­ge la filosofia ionica. Con la decadenza di Atene nasce la filosofia di Platone e di Aristotele. A Roma la filosofia si diffonde solo al tramonto della repubblica e col regime dittatoriale degli imperatori, ecc.


bisogno di aiuto, solidarietà

che mi deve?

introversione

bellezza

sto cercando di compensare le mie inferiorità?

Social Thinking

Automatized memory techniques for vocabulary acquisition in a second language

essere visto

ammirazione (ammirato-ammiratore)

Fare del male ai miei genitori

Pragmatisti



Dipinti di Alfred Hitler Alfred Hitler pantings 13

riunione

7 years agoCafé PsychoVille des Sables d'Olonne

Società italiana di psicologia interazionista

Dictionaries, encyclopedias, reference works - Dizionari

erich fromm: freedom and alienation, and loving and being, in education

perché esistiamo

Orsara recepies (videos)

Quanto è utile farsi domande?

unanimità

To question or not to question?

Introduzione a Lacan (di Luigi Anepeta)

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BEAUTY
Being beautiful, having one or more beautiful partners, having beautiful friends, leaving in a beautiful house, watching beautiful pictures / objects / performances, reading beautiful literature, watching / owning works of art, hearing beautiful music


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50 prove che Dio è immaginario

What Ever Happened To American Civil Progress?

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Umanismo a Berlino (articolo de "la Stampa")

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Teoria dei bisogni intrinseci (di Luigi Anepeta)

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La Repubblica di Platone

Natural Happiness: The Truth About Exercise and Depression

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Watzlawick, Beavin e Jackson: Pragmatica della comunicazione umana

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Autismo e introversinoe
Autismo - Riflessione di Luigi Anepeta

Le scienze umane e sociali non riescono ancora ad affrancarsi dalla trappola del determinismo genetico e di quello ambientale, che, in passato hanno prodotto entrambi danni piuttosto ingenti allo sviluppo del sapere dell’uomo su se stesso. Basta citare al riguardo come esemplari la teoria criminologica di Lombroso e la teoria psicoanalitica della madre schizofrenogena, che ha imperato fino alla fine degli anni ‘50 del Novecento.

Oggi dovrebbe essere scontato che tutti i fenomeni umani che implicano una disfunzione psichica riconoscono uno spettro che va dall’estremo di una prevalente influenza genetica all’estremo opposto di una prevalente influenza ambientale.

Il concetto dello spettro si può applicare con facilità all’autismo.

Intanto esso non ha alcunché a che vedere con l’introversione, anche se gli psichiatri, valorizzando al massimo grado uno dei suoi indizi comportamentali - la timidezza - sono riusciti ad inserirla nel Dsm5, e ammettono che, nelle sue manifestazioni estreme, essa rivela una componente autistica.

La realtà è che l’autismo implica un difetto, più o meno grave, di empatia, mentre le vicissitudini dei soggetti introversi sono riconducibili ad un’empatia estremamente viva.

E’ probabile che, nelle sue forme più serie, che sono malauguratamente prevalenti, l’autismo riconosca una assolutamente prevalente componente genetica.

Non si può escludere che una quota assolutamente minoritaria di soggetti autistici lo diventino, sulla base di una predisposizione, in conseguenza di una comunicazione disturbata con la figura materna. Purtroppo esistono madri di fil di ferro, ma sono eccezioni.

Come tutti i fenomeni psichiatrici, anche l’autismo ha un significato complesso perché nella sua forma più lieve - l'Asperger - si riscontra spesso in individui geniali o dotati di competenze selettive (spesso matematiche) prodigiose (in termini tecnici si parla di savant).

L’interpretazione di questa apparente contraddizione tra il disturbo di contatto con il sociale e capacità cognitive straordinarie non può, per ora, essere fornita. Essa però fa il paio con il fatto che in un altro ambito - quello della schizofrenia - alcuni soggetti sono disturbati ma geniali e che, nelle famiglie degli schizofrenici, spesso la presenza di uno o più membri malati è “compensata” dalla presenza di un genio.

 

I misteri da risolvere, insomma, non mancano.